L’agricoltura che cura

La collaborazione con Casa “Sebastiano” rientra nel solco – è proprio il caso di dirlo – della mission che vuole rendere adolescenti e adulti con autismo partecipanti attivi nel quotidiano.
Con l’importante partnership della Fondazione Trentina per l’Autismo Onlus i ragazzi del centro saranno coinvolti in un progetto innovativo di agricoltura sociale sanitaria, in cui la produzione agricola e le attività ad essa connessa faranno da supporto a percorsi riabilitativi e per l’inserimento lavorativo e l’inclusione sociale, con un occhio di riguardo ai risultati di carattere socio-sanitario oltre che ai parametri economici.

Sociale

L’agricoltura ha da sempre svolto, oltre alla funzione produttiva di beni alimentari, un ruolo fondamentale nell’organizzazione sociale delle comunità rurali e nel farsi carico di un importante servizio nei confronti dei soggetti deboli o vulnerabili, a rischio di esclusione sociale.

Terapia

Questa funzione sociale nel tempo è andata sempre più esplicitandosi, accanto ad una sempre più marcata funzione terapeutica, per arrivare alle “fattorie sociali” e alle imprese agricole non profit.

Servizio

Un servizio implicito svolto all’interno della realtà familiare, di cui in effetti non si conoscono i numeri reali.

Le parole di Giovanni Coletti

«L’Italia è storicamente caratterizzata da un modello agricolo familiare, in cui ogni componente della famiglia tradizionale allargata trovava una mansione utile, magari piccola o secondaria, ma riconosciuta – spiega il presidente Giovanni Coletti, insignito del titolo di Ufficiale al Merito della Repubblica dal Presidente Sergio Mattarella per la realizzazione del primo centro dedicato a ragazze e ragazzi con Disturbi dello Spettro Autistico in Trentino Alto Adige.                              Il progetto è pensato e gestito come un’opportunità di sviluppo del territorio, un progetto per dare nuove prospettive all’insegna dell’inclusione e della sostenibilità, in cui la cura della terra si intreccia con la cura delle persone, capisaldi su cui si sviluppa il nostro progetto di “agricoltura sociale sanitaria”, con un pensiero al futuro delle aree periferiche e rurali, anche di montagna, che più hanno sofferto la globalizzazione esasperata dell’ultimo decennio».

Perché l’agricoltura?

Le attività ad essa connessa sono varie (in campo e al coperto, a ciclo breve o lungo, ecc.), le modalità del processo produttivo sono duttili e permettono la partecipazione attiva delle persone con diversi gradi di difficoltà, i ritmi di produzione sono in armonia con le stagioni e la natura. L’appagamento derivante dal “prendersi cura” di organismi viventi accresce il senso di responsabilità verso gli altri e verso se stessi e collaborare alla produzione di un bene primario facilmente riconoscibile come il cibo offre un’incomparabile soddisfazione a tutti colori che vi partecipano, anche marginalmente.

I beneficiari diretti sono solo una parte degli attori in gioco: si valorizzano il territorio e le persone in un percorso che stimola dinamiche partecipative e una cultura della cittadinanza
che va ad innescare una virtuosa economia circolare. Si promuove un’agricoltura ed un’alimentazione sana e sostenibile, che tutela la biodiversità agricola, riscoprendo le antiche varietà locali che meglio si sono adattate nel tempo alle caratteristiche del suolo e del clima.

La riduzione del welfare ha dato una prima spinta, poi la pandemia di COVID-19 dell’ultimo anno ha messo in evidenza l’esigenza ormai impellente di ripensare i modelli di sviluppo ponendo al centro i rapporti di prossimità e la sostenibilità.

L’azienda agricola

Il progetto dell’azienda agricola affonda le radici nel concetto di “permacultura”, che abbina i termini ‘agricoltura’ e ‘permanente’, cioè un’agricoltura progettata e pensata in modo da essere sostenibile e durevole e che generi benefici ambientali, sociali ed economici.
L’agricoltura sociale in Italia è una realtà in crescita, un esempio virtuoso di welfare innovativo che fornisce servizi necessari alle persone vulnerabili e al contempo contribuisce allo sviluppo locale delle comunità e delle aree rurali attivando sul territorio sinergie e reti di collaborazione, promuovendo coesione sociale e sviluppo economico, fino a rendere i territori più competitivi e attrattivi.